forse, compiuto il cammino,
scaduto il tempo, tornerò,
là–non ho potuto amare
qui–di amare ho paura”
Osip Mande’stam detesto la luce da PIETRA
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L’area del quadrato è colma di stupri,
dalla nascita ho perso il conto dei miei pori
stupore violentato brandisce deliqui
Osip il dissolto
vuole ancora venire a trovarmi
per parlare
-sono io a volerlo-
viene da lontano
lo sanno le piaghe dei suoi piedi
intrecciate ai capelli
ai sensi avvelenati
lo sa la sua fame
gli suoi erutti d’aria vuoti,
gas di scarico tra singhiozzi muti nella spazzatura.
-Sono io a venire-
Stracci addosso pesanti i suoi giorni,
i suoi luoghi
Occhi nel ventre, nel petto, nel dorso
in un’ anima ormai come liofilizzata
occhi, occhi.
Lacerata occhiuta paura
-Sono io completamente cieca-
“là–non ho potuto amare “
rabbrividisce
là dove, là dove – incalzo-, forse
là dove amore non perdona non-amore?
“Qui– di amare ho paura “
mi sbatte in faccia.
Qui dove, qui dove? Aggredisco
“dove” paura di amare?
Siamo già al danno ultimo!
Non voglio imparare l’inferno:
imparare ad amare quando più non si può!
Non è per questo che,
come l’amore,
l’inferno è eterno,
ed è senza perdono?
(ora in L.T. Metafisiche rallentate )

poesia in forma di soggetto teatrale, piaciuta moltissimo
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che bello, grazie
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